Società Tipografica de’ Classici Italiani di Milano

La storia editoriale italiana deve riservare un posto di notevole importanza alla Società Tipografica de’ Classici Italiani di Milano, poiché rappresenta la prima vera e propria produzione tipografica capitalistica. La nascita di questa casa editrice segna di fatto il passaggio in Italia dalla stampa artigianale a quella tecnologica, in rotatoria, dando vita a quello spartiacque oggi utilizzato per classificare un libro antico e uno moderno.

Venne formalmente costituita nel 1803, grazie all’approvazione dell’allora viceministro della Repubblica Francesco Melzi d’Eril che a nome del Governo ne finanziò la produzione con 30 mila lire. I tre soci erano tutti provenienti dalla borghesia milanese: Giovanni Angelo Borsa, banchiere, Innocenzo Domenico Giusti, ingegnere, e Giulio Ferrario, un ecclesiastico con una importante formazione bibliotecaria che fu il principale animatore dell’attività editoriale.

La prima serie della collezione, composta da 249 volumi più l’elenco ragionato (alla quale ne seguì una seconda con altre 135 opere), venne data alle stampe tra il 1803 e il 1814. Un passaggio epocale fu segnato anche dai ritmi di produzione impressionanti e totalmente inediti per l’epoca: ogni opera veniva stampata in poco più di 15 giorni.

Una buona parte di questa collezione è conservata nella biblioteca del Convitto Longone.